martedì 23 febbraio 2016

Inter, Eder sveglia!

Diciannove gare e dodici reti con la Sampdoria, cinque gare e zero reti con quella dell'Inter. O meglio, milleseicentosessantaquattro minuti e dodici reti contro quattrocento minuti e zero reti. Quello che esce fuori dal confronto tra le due esperienze di Eder è impietoso. Il giocatore italo-brasiliano, fortemente voluto da Mancini nel mercato di riparazione e motivo per il quale i tifosi della Sampdoria hanno contestato la dirigenza blucerchiata sta annaspando nella sua nuova squadra. Pagato ben 15 milioni di euro, Mancini non gli ha ancora trovato una posizione ben definita nel suo scacchiere. O meglio, gliel'ha trovata ma l'ex Samp non riesce ad adattarsi ai dettami del tecnico nerazzurro. Sta di fatto che il rendimento, attualmente, è ben al di sotto delle aspettative.

Il 29enne nato a Lauro Muller, ha dalla sua qualche scusante: l'arrivare in una nuova squadra a Gennaio con tutt'altri obiettivi non è mai semplice per l'inserimento.
Il cambiare modulo, allenatore può creare problemi sopratutto nelle prime gare. Ed inoltre arrivare ad una squadra come l'Inter, il peggior secondo attacco tra le prime otto in classifica e peggiore addirittura della stessa Sampdoria, che ora è diciassettesima, fa capire che la filosofia di gioco sembra tutto tranne che il calcio spettacolo.

La cosa più preoccupante però al momento non sembra tanto il fatto che non riesca a segnare, perché come detto nell'Inter solo Icardi è arrivato in doppia cifra, ma il fatto che non riesca praticamente mai a calciare.

Qual è il problema?  Uno dei più importanti, se non il più importante, sembra essere la posizione del giocatore in campo. Da quando arrivato all'Inter Eder non ha mai giocato vicino alla porta. Tre volte con il 4-3-3 e quindi come esterno destro, una volta con il 4-2-3-1 e quindi subito dietro Jovetic e contro la Sampdoria con il 4-4-2 in appoggio ad Icardi. Troppi i compiti tattici richiesti da Mancini, a differenza dei tempi in cui il talento  29enne giocava alla Samp. Infatti, con i blucerchiati, sia con Zenga, sia con Montella, era il finalizzatore principe affiancato dai suoi compagni che facevano il lavoro sporco per lui. Ora le cose sono cambiate, è arrivato il momento di fare il definitivo salto di qualità, ma per il momento risulta molto difficile...

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