E’ una pratica molto utilizzata
ormai in Spagna, ed anche tra i maggiori club europei: la rotazione in porta.
Ha fatto scuola l’esempio dell’anno scorso di Luis Enrique, che schierava Bravo
in Liga e Ter Stegen in Champions. Il tecnico asturiano non è stato il primo e
di certo non sarà l’ultimo. Un altro esempio è l’Atletico Madrid che l’anno
scorso puntava su Moya in campionato e su Oblak in Champions. I problemi del
genere si potranno ancora ripetere: basta pensare al PSG che ha due portieri di
livello internazionale, come Trapp e Sirigu. O addirittura la Roma, dove De
Sanctis è pronto a dividersi la porta con Szczesny. Insomma, ormai sembra
essere una consuetudine in diversi club europei, ma non al Real Madrid. Eppure
anche le merengues, due anni fa con Ancellotti, seguivano questa tecnica: Diego
Lopez in Liga e Casillas in Champions. Il problema è che non ha dato i frutti
sperati. Ora sulla panchina del Real siede Benitez, che ieri in conferenza
stampa alla domanda sull’alternanza dei portieri ha fatto bene capire le sue
intenzioni: “Non ho parlato con loro. Ho tre portieri che mi piacciono. Domani
decideremo”. Kiko Casilla, ex Espanyol, spera di potersi ritagliare un suo
spazio, visto che il suo concorrente non è De Gea, ma Keylor Navas. Benitez
però, durante tutta la sua carriera non ha mai ruotato i portieri, stabilendo
gerarchie fisse sin dall’inizio. Per il catalano perciò si prospettano tempi
duri…e in panchina.
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