martedì 29 marzo 2016

Recoba e quel sinistro magico

                                                                                                Di Daniele Fraioli

Giovedì 31 marzo non sarà un giorno come gli altri per tutti gli amanti del calcio. Questo perché Alvaro Recoba, detto "El Chino" per i suoi tratti da orientale, darà l'addio al calcio a quarant'anni. Uno dei mancini più belli mai visti su un campo di calcio, senza dubbio, ma troppo spesso quel suo talento non è stato assecondato da un'altrettanta voglia di allenarsi. 

El Chino fece innamorare tutti all'Inter, Moratti in primis, che lo scoprì grazie ad un video dove un giovanissimo Recoba cicciottello scartava metà squadra avversaria e poi segnava con una classe sopraffina. Arrivato in Italia, al debutto si presentò con una traversa colpita da quaranta metri. Tanto per far fantasticare i tifosi. Gioca poco invece il primo anno a Milano, ma mette a segno solo goal decisivi come quelli di Brescia con due perlee poi quel goal da centrocampo contro l'Empoli. Se ne va in prestito al Venezia per giocare di più, anche perché la concorrenza all'Inter era spietata con giocatori del calibro di Ronaldo, Zamorano, Kanu & Co. Con la formazione della laguna mette a segno dieci goal in diciannove presenze, tanto da fargli conquistare un posto fisso nella rosa dei neroazzurri. Nei primi anni
duemila è il calciatore più pagato al mondo, ma tra alti e bassi e numerose panchine, non riesce mai a trovare quella continuità della sua incredibile classe, vista solo a sprazzi. Anche i tifosi, nonostante il loro amore immenso verso lui cominciano a "stancarsi" e a malincuore Moratti, il suo più grande tifoso, lo cede al Torino di un altro suo ammiratore, Urbano Cairo. Anche qui, troppo poco quello fatto vedere dal Chino e dopo un anno con i granata e un paio di stagioni in Grecia al Panionios, torna in patria prima al Danubio e poi al Nacional, le sue due squadre che lo hanno lanciato tra i professionisti. 

Finalmente a casa dopo quattordici anni torna tra l'amore dei tifosi che lo hanno spinto a giocare fino ai quarant'anni, con quel mancino che ha incantato milioni di tifosi e ispirato un'intera generazione di calciatori uruguayani tanto da tatuarselo addosso. Non ci credete? Chiedete a Gaston Pereiro del PSV...


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