giovedì 21 aprile 2016

Lunga vita al calcio!

                                                                                                             Di Daniele Fraioli

Il calcio non è solo uno sport. E' troppo riduttivo definirlo solamente uno sport paragonandolo ad un qualsiasi altro gioco. Sa unire, far allontanare, sa far sognare, piangere, ridere, disperarsi, esultare, illudere e poi magari gioire. No, non è solo uno sport. Il badminton è solo uno sport, il curling è solo uno sport. Non il calcio e odio chi lo dice. 



Non esiste al mondo un altro sport circondato da questa magia. Ieri sera allo stadio Olimpico, al minuto ottantasei, c'è stata l'ennesima dimostrazione. Entra Totti, il Capitano e la storia della Roma e lo stadio, che fino a quel momento era spento e sconsolato, si accende e come per magia, già, proprio questa parola, in meno di cinque secondi esplode di gioia grazie a lui. I tifosi della Roma stanno vivendo un momento storico del calcio italiano ma soprattutto della loro esistenza e un giorno potranno dire ai propri figli o ai propri nipoti perché Totti ricopre almeno due e forse tre generazioni, di aver visto giocare quello che è per i numeri ma non solo, probabilmente il più forte calciatore italiano. 

Quel ragazzo di ventidue anni che al momento del secondo goal mentre lo sta filmando con il suo smartphone scoppia in lacrime è la dimostrazione di come la gente ami questo sport. E' una situazione già vissuta nel 2012 nell'ultimo anno di Del Piero alla Juventus, dove allo stadio si avvertiva quella sensazione che ora è presente a Roma, quella voglia matta di voler far fermare il tempo e godersi per sempre delle magie, ancora questa parola, dei loro fenomeni. Quel 13 maggio del 2012 Del Piero salutò la sua gente con un ultimo goal e alzando al cielo un tricolore inaspettato, ma ricordo ancora il momento della sostituzione e la partita praticamente finì lì. Le lacrime dello Stadium, il viso commosso di Del Piero, gli occhi lucidi di mio padre e i miei ripensando che praticamente tutta la mia vita calcistica si è basata su quel giocatore che c'è sempre stato, nel bene e nel male. Io mi ci rivedo in quel ragazzo di ventidue anni che ieri è scoppiato in lacrime, perché anche io quel 13 maggio avevo la sua stessa età e so cosa si prova. E' come perdere una parte di te stesso, perché in tutti questi anni potevano cambiare innumerevoli cose, ma non quella, ma non lui. Avverti un vuoto dentro, un mix di gioia e dolore, ma come in tutte le storie più belle e sentite, quando poi ci ripensi ti viene in automatico un sorriso e dentro di te dirai: grazie! 

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